Intervista a Melissa Mazza
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Partiamo dal titolo dalla sua ultima opera, LACRIME DI UNA FENICE.
Cosa intende lei per “lacrime”?
Una lacrima deriva da un emozione, è quindi un messaggio introspettivo che sto dando a me stessa e al mondo. Una richiesta di aiuto che si rivela curatrice, come appunto le lacrime di una fenice.
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Quali sono, a suo avviso, i punti di forza del suo libro?
Ogni poesia parla di quotidiano, delle cose che succedono tutto intorno a noi, argomenti attuali scritti in un linguaggio semplice ma diretto e profondo, sui quali si può tranquillamente dialogare e portare ad una riflessione
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Cosa pensa, in generale, della letteratura italiana di oggi?
Io leggo molto e svariati generi. Alcuni libri mi incuriosiscono perché trattano argomenti “particolari” altri perché hanno trame molto intersecate.
Purtroppo però a parer mio, si legge ancora troppo poco.
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Di cosa dovrebbero scrivere, su cosa dovrebbero soffermarsi, gli scrittori di oggi?
Un argomento che a me in questo momento sta molto a cuore è il dialogo tra genitore/figli. Raccontare di storie vissute, per aiutare il lettore a dare la giusta importanza a confrontarsi con gli altri; siamo persone diverse, ognuno con le proprie idee, ma credo che solo condividendole possiamo imparare a crescere.
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Secondo te, è più formativo scrivere o leggere?
Direi entrambi; leggere ti apre la mente, scrivere è un esigenza che libera il cuore e la mente.
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Chi è Melissa Mazza?
Una persona comune, un po’ stravagante se vogliamo e tenacemente controcorrente.
Molto istintiva e per nulla razionale.
Una persona che insegue le sue passioni e si butta nell’incerto con tutta se stessa e che ha sempre un obbiettivo dietro l’angolo.
Una persona CARPE DIEM a tutti gli effetti.
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Quale tipologia e genere letterario preferisce?
Attualmente mi sta prendendo parecchio il genere thriller, mi affascina cercare di capire la mente dei serial killer. Da sempre poi ho una predilezione per qualsiasi libro che parli dell’olocausto.
Non sopporto invece i romanzi d’amore. Preferisco il genere drammatico.
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Quali letture sono state determinanti nella sua vita di scrittrice?
Come tutti ho i miei libri preferiti a partire da “La casa degli spiriti” a “Il linguaggio segreto dei Fiori” a “Lettera a un bambino mai nato” a “Milioni di Farfalle” a “Venuto al mondo” ho adorato “L’infermiera di Auschwitz”.
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Quale consiglio darebbe a un giovane esordiente?
Di imparare ad ascoltarsi come ho fatto io. Dettati da una vita frenetica non dedichiamo abbastanza tempo a noi stessi e alle nostre passioni e soprattutto alle nostre doti nascoste.
Gli consiglierei poi di affidarsi ad una casa editrice no eap, come ho fatto io.
Di sicuro ci vorrà un po’ di pazienza ma quel che è certo e che se la Casa Editrice investe su di te, è perché crede nel tuo potenziale, senza arricchirlo con false aspettative, pubblicità, promozioni.
A me hanno insegnato che gli obbiettivi si raggiungono un passo alla volta, con sacrifici.
L’AUTRICE
Melissa Mazza nasce a Ferrara nel 1973. Frequenta un istituto professionale e ottiene un diploma da operatore contabile. Inizia a lavorare come impiegata ancora in età adolescenziale. Una famiglia a cui è legatissima, un lavoro, una vita semplice ma ricca di emozioni. Quelle emozioni che ha imparato ad ascoltare solo qualche anno fa, quando scrisse la sua prima poesia, dettata dall’esigenza di esternare. E così si ritrova catapultata in un mondo quasi surreale, che parte da Eliot, passando da Montale. Nelle sue poesie sfoga l’impulso istintivo di ciò che prova soggettivamente, mettendolo al servizio del prossimo.
(INTERVISTA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA PLURIVERSUM)
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DESCRIZIONE
I più suggestivi versi della poetessa ferrarese Melissa Mazza salpano verso ponente, sostando dapprima sulle sponde della Penisola Iberica, poi per attraversare pacatamente l’Atlantico in direzione del Centro America; è il volo di una Fenice sofferente, che non si ferma di fronte a nessun vento contrario. L’opera è un grido silenzioso, rivolto alle cose nobili di ogni giorno, al tempo che passa senza lasciare traccia, con la tenue speranza che ritrovi in altre vite un riconoscimento e una continuità, come appunto la Fenice.
Non vi sono concetti difficili ed ermetici: ogni tematica si delinea nella sua spontanea immediatezza: con frasi brevi e pennellate di un pittore Zen che si accinge a dipingere qualcosa di improvviso e non pre-meditato); l’autrice ripercorre così attimi di esistenza in un compendio omogeneo e lascia vagare la sua interiorità senza riguardo alla logica, senza dare importanza alla spiegazione razionale.
L’autrice: “Sono una persona normalissima, che improvvisamente sente il bisogno di scrivere parole e versi; sente un forte impulso di prendere carta e penna e scrivere, per stare meglio, perché queste parole altrimenti non si fermano e fanno male. Non scrivo mai forzatamente e soprattutto “a richiesta”. Le mie poesie provengono dal profondo della mia anima, che si scatena dopo forti emozioni. Le mie poesie sono una esigenza.